Il barbecue, quando la leggenda incontra la tecnica

Le origini del termine Barbecue sono avvolte dalla leggenda. Per alcuni la parola deriva dal francese de la barbe à la queue perché gli animali venivano cotti interi: dalla barba alla coda, appunto. Per altri il termine nasce in un ranch texano, proprietà di Bernard Quayle, famoso per servire succulenti pecore, maiali e vitelli interi arrostiti al fuoco.

Il suo “bar B.Q.” divenne presto sinonimo di socializzazione, riunioni all’aria aperta e buon cibo.

La versione più accreditata resta quella del barbacoa, parola caraibica per indicare una griglia in canne o rami verdi su cui veniva steso l’animale morto. Quando i primi esploratori arrivarono in America Centrale, scoprirono che gli indigeni erano soliti conservare le carni al sole. Per tenere lontani insetti e batteri ed evitare l’imputridimento, accendevano un piccolo fuoco sotto alla barbacoa, il cui fumo impregnava la carne e le conferiva un aroma particolare.

Dai tempi dei conquistadores il barbecue e l’affumicatura si sono affinati, diventando una vera e propria istituzione in Paesi come gli Stati Uniti. Spesso, però, confondiamo il vero e proprio barbecue da quella che in Italia viene comunemente chiamata “grigliata”. Il grilling, infatti, consiste nella cottura di piccoli pezzi di carne direttamente sulla fonte di calore per pochissimo tempo. Il barbecue, al contrario, è un metodo di cottura in cui grandi pezzi di carne vengono cotti a bassissime temperature lontano dalla fonte di calore e con l’immancabile fumo di legna. Per questo il barbecue americano viene anche indicato con il termine low & slow, basso e lento.
La semplicità di un pezzo di carne cotto sul fuoco si accompagna a tecniche attente e sofisticate, frutto di pazienza, passione e precisione, che dalla notte dei tempi regalano momenti di condivisione e convivialità.

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